di Eleonora Cozzari
foto Fiorenzo Galbiati
“Nemmeno un folle avrebbe mai potuto immaginare cosa mi stava per accadere. Ci sono periodi nella vita di un giocatore nei quali ti riesce tutto. Basta che respiri e la metti dentro. Per me questo stato di grazia è coinciso con quel campionato del mondo”.
Non si è confuso, non ha sbagliato. Non è stato un lapsus che rimanda al desiderio di giocare i prossimi Mondiali, quelli in Russia alla fine dell’estate 2022. Semplicemente, questa frase, non l’ha pronunciata lui. Ma quando l’ho letta ho capito che quell’inconscio parallelismo che gli avevo confidato alla fine dell’intervista (“sei lo Schillaci del volley”), conteneva qualcosa di vero. Con una gigantesca e favolosa differenza: la nazionale di calcio a Italia 90 arrivò terza, quella di pallavolo, agli Europei del 2021, grazie anche a un ragazzo che mai avrebbe potuto immaginare quella notte magica, ha dormito con l’oro al collo. Benvenuti nella storia di Yuri Romanò, l’uomo dei miracoli.
«Sono cresciuto a Paderno Dugnano, un comune a nord di Milano (e che pochi giorni fa gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere per meriti sportivi: “ma quando è uscita la notizia stavo guardando Inter-Juve e non mi sono accorto di niente”). La via dove abitavo era chiusa, quindi per giocare mi bastava scendere in strada: bici, calcio, pattinaggio. Ero timido, ma lo sport, qualsiasi sport, mi è sempre piaciuto molto. Tutt’ora quando c’è una partita importante in tv, non importa di quale disciplina, io mi appassiono. Poi certo, sono un gran tifoso dell’Inter, per cinque anni consecutivi, prima e dopo il triplete, ho avuto l’abbonamento allo stadio con papà (Roberto), ma quella è un’altra storia». Beh, mica tanto. Visto che se il ragazzo, classe 1997, si è convinto a giocare a pallavolo è solo perché con il calcio non ha sfondato. «Ho giocato a pallone per otto anni, in cui i primi sei ero bravino davvero. Poi vedevo che c’era chi migliorava di molto e chi come me iniziava a giocare sempre meno. Lì ho deciso di provare la pallavolo, la passione delle donne di casa. Mia mamma (Morena) ha giocato in serie C e anche mia sorella praticava il volley. Mamma è la mia tifosa numero 1 e infatti Sveva oggi ci scherza sempre, le dice: “ma vuoi bene anche a me o solo a Yuri?”. All’epoca, comunque, avevo già quindici-sedici anni. Facevo la seconda superiore, allo scientifico. Insomma ho iniziato prima il liceo che la pallavolo».
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