di Camilla Cataldo

Genova, 27 ottobre 2001. Un vagito e poi un pallone in mano. Fa parte della Generazione Z Paolo Porro, cresciuto a pane e sport, tra palestre e persone care che amavano follemente la pallavolo. Un predestinato, insomma. E la passione primordiale è diventata ben presto un lavoro. Quello dei suoi sogni. Successi su successi, premi, medaglie, un vincente nato. E presto il grande volley si è accorto di lui, che ancora è all’inizio del suo entusiasmante ed entusiastico cammino. “Paolino” (e poi capiremo il perché di questo soprannome che lo accompagna e gli porta una discreta fortuna) se ne è andato dalla terra natale a 14 anni per intraprendere un cammino che lo porterà lontano, in alto. Dove vuole. I primi passi Porro li muove nelle giovanili del Colombo Genova. Nella stagione 2017-18 si sposta a Treviso, in Serie D, in quella successiva passa nella prima squadra che disputa la B. Un passetto alla volta, senza saltare tappe. «Abitavo a Genova Voltri, dove c’era una piccola società, poi i miei fratelli hanno seguito le mie orme. Ho avuto l’opportunità di spostarmi in una società prestigiosa che non aveva più una squadra in A1 ma progetti ambiziosi e non me la sono lasciato sfuggire. Andare a Treviso è stata una scelta dura, ne ho parlato a lungo con i miei. A quell’età si ha sempre un sogno e il mio era riuscire ad arrivare al massimo del mio livello. Ho passato un anno in Ghirada, dormendo coi ragazzi del basket e della pallavolo, poi quattro stando con i genitori di un mio compagno di squadra: quella dei Maggio era la mia seconda famiglia. Ho finito le superiori, senza essere mai bocciato».

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