di Eleonora Cozzari
Foto CREATIVE LINE Fotografie Carlo Foschi, Galbiati, Erreà Sport, Zanetti

Ci diamo appuntamento su Skype un lunedì di gennaio. L’ultima volta era stato meno di due anni fa. Proprio un attimo prima di tutto. Prima di abitare da solo, di prendere la patente. Della prima convocazione in azzurro. Nell’aria un’aspettativa incontenibile e una gioia di vivere che riempiva i discorsi. Come quando all’improvviso vedi il mare, come la mattina dopo l’esame di maturità. Come quando si spengono le luci e inizia un concerto. Alessandro era lì, in cima alla collina a riempirsi gli occhi d’azzurro prima di scendere in mare. Lo sai quello che si prova sul bordo delle cose. Quello che non sai, mai, è come riemergerai dall’acqua. Perché di certo nessuno si aspettava che quel ragazzo di talento, in una manciata di mesi, provasse tutto quello che uno sportivo può immaginare di vivere in una vita intera. Vincesse tornei che campioni prima di lui avevano mancato. Alla prima chiamata in azzurro, ripeto. Perché non è un particolare tra tanti. È la storia della sua vita. Ed è bello raccontarla dopo tutto il marasma di gioia che l’ha attraversato. E che non si ferma. Ma di sicuro gli ha accelerato la vita, se capite cosa intendo, come quando ascoltiamo i vocali a 1,5 di velocità. Le cose sono le stesse ma abbiamo fretta di farle succedere. Alessandro Michieletto corre veloce come il vento. Ma nessuno si sogna di fargli perdere tempo. «Ricordo perfettamente quel momento. Era maggio 2021 e stavo per iniziare la preparazione per la Volleyball Nations League. Mi sentivo come un bambino che entra in un parco giochi, ogni cosa che vede lo diverte, gli piace da matti. Avevo fatto un anno importante a Trento, avevo giocato più di quanto mi aspettassi, in una squadra di altissimo livello, con compagni navigati: da Giannelli a Lucarelli ad Abdel Aziz, avevo imparato dal campo e da loro. Ma non ero mai stato convocato con la nazionale seniores. Arrivavo direttamente dalle giovanili e mi mancava un’esperienza così. Ero agitato, nonostante il gruppo che Blengini aveva scelto fosse giovane, avessero tutti la mia età. Quando Chicco me lo comunicò ero in vacanza e stavo facendo un aperitivo. Ricordo che parlò anche della possibilità di giocarmi le carte per Tokyo ma io non volevo pensarci perché non volevo restarci male se non fosse successo».

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