di Stefano Michelini

Aveva raccolto in corsa il testimone da Diego Mosna nell’anno più difficile, in piena pandemia e con i campionati costantemente a rischio. Già amministratore delegato della Lega Pallavolo, Massimo Righi aveva accettato anche il ruolo di presidente. Un incarico triennale, che lo stesso Righi aveva assunto però specificando che avrebbe rimesso il mandato ai club ben prima della scadenza naturale. Così è stato e a scudetto assegnato, con i play off di A2 e A3 ancora in corso, ha presentato le dimissioni facendo decadere il Consiglio di Amministrazione e mettendosi di nuovo a disposizione dei club.

Righi, perché la scelta di dimettersi?
«Passato l’anno in cui mi ero impegnato a traghettare la Lega Pallavolo, era giusto farmi da parte e lasciare spazio al nuovo presidente al quale pensiamo di lasciare una buona eredità, per i diritti televisivi che stiamo trattando ma anche per il rinnovo di contratti – Credem in primis – che abbiamo chiuso in piena pandemia. È chiaro che resto disponibile, se non si trovasse un nome, a continuare a fare da traghettatore, ma auspico che si possa trovare una figura di convergenza per la nuova presidenza. In termini di quantità di lavoro cambia poco, ma per la Lega sarebbe importante avere un confronto tra amministratore delegato e presidente. A decidere saranno le società. Sanno che io ci sono e ci sarò, ma non è scritto in cielo nemmeno che io debba essere ancora l’amministratore delegato. Questo è stato l’anno più pesante e stressante della mia vita lavorativa, soprattutto tra novembre e gennaio le problematiche sono state tantissime. Devo ringraziare la mia struttura, tutti hanno lavorato benissimo, ma anche i club e soprattutto i medici che hanno mantenuto la barra sempre dritta. Nessuno ha anteposto gli obiettivi sportivi alla tutela della salute. È successo di tutto e nelle difficoltà, complice anche un’aggressività superiore, ci sono stati anche momenti di scontro con le società e tra le società. Alla fine però credo che abbiamo portato in fondo tre campionati di altissimo livello. È stata una stagione difficilissima, come fosse la prima del dopoguerra per noi. Adesso guardiamo avanti, tempo per riposare non c’è perché le incognite nel progetto della prossima stagione sono tante, ma sono convinto che davanti abbiamo degli anni buoni».

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