di Giorgio Marota
Se l’umiltà è la capacità di chinarsi per “ricevere” dagli altri, chi meglio di un libero saprebbe farlo? Chiedere al giovane (e umile) Gabriele Laurenzano per conferme: è il ricettore per eccellenza, il migliore della Superlega. Questo dicono, a metà febbraio, i dati di Legavolley, punto di riferimento per qualsiasi analisi oggettiva: il giocatore della Prisma ha il 37% di ricezioni vincenti e lo 0,30 di efficacia. Campionissimi come Rossini e Colaci, per citare due totem del ruolo, si fermano a 0,22, mentre i liberi azzurri campioni d’Europa sono a 0,27 (Piccinelli) e 0,18 (Balaso).
Il ragazzo nato a Rossano nel 2003 ha avuto un impatto sul torneo difficilmente pronosticabile nel momento in cui ha compiuto il tragitto da Castellana Grotte a Taranto, la seconda avventura della sua giovane vita dopo il primo viaggio dalla Calabria alla Puglia. Doveva essere il “vice” del libero titolare, è diventato imprescindibile nello scacchiere di Vincenzo Di Pinto. Eppure, Laurenzano ha un’idea piuttosto chiara sul percorso di crescita che lo attende. «Quelle classifiche non le guardo mai – ci racconta – sono le persone che mi circondano e gli amici a informarmi su queste cose. Mi fa piacere, certo, ma non mi ci soffermo troppo. Io sono cresciuto con Vincenzo Fanizza che mi ha insegnato a non mollare mai, a pensare alla prossima palla e non a quella che ho appena giocato. Provarci sempre, anche quando sembra impossibile, è il mio punto di forza. Anche se stiamo perdendo 24-0 io cerco di spingere al massimo». Dove fare meglio? La sua risposta si sposa alla perfezione con il concetto di umiltà. «Su tante cose. Ma vorrei migliorare soprattutto la testa, ragionare come un vero professionista. So di dover ancora crescere mentalmente per potermi definire così».
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