di Giuliana Lorenzo

Gli occhi color nocciola non fanno trasparire alcun tipo di emozione. Matey Kaziyski è sempre estremamente posato e moderato nel ricordare il passato e accettare il suo presente. Il bulgaro, in Italia da una vita, da quella prima stagione con l’allora Itas Diatec Trentino con cui vinse il primo tricolore di cinque, nella stagione 2007-08, ha compiuto a settembre 40 anni, la metà dei quali spesi in campo.
Eppure, non c’è spazio per alcuna celebrazione, pensa all’oggi che per ora lo vede tra le fila dell’Allianz Powervolley Milano, da titolare. È in forze, sta bene e continua a fare il suo senza far da “mamma chioccia” ai più giovani, con la consapevolezza che, prima o poi, quelle ginocchiere andranno appese.

Come ha vissuto il traguardo dei 40, si aspettava una carriera così lunga?
«Molto bene, sono ancora in grado di stare in campo e questa è una cosa che mi ha sorpreso, non l’avrei mai pensato. Spesso, quando parlo con i miei compagni gli racconto questa storia: quando ero più piccolo, c’erano giocatori che venivano ogni tanto ad allenarsi con noi, avevano 30 anni o giù di lì, mi sembravano vecchissimi. Io a 40 continuo a essere sul campo e non su uno qualsiasi, ma ai massimi vertici in Italia, con Milano. Questo mi rende felice, sono contento e fiero».

Qual è il suo primo ricordo legato alla pallavolo?
«È stato molto molto tempo fa (ride, ndr): i miei genitori erano entrambi pallavolisti e li accompagnavo agli allenamenti. Mentre erano impegnati, correvo dietro ai palloni, giocavo con quei palloni bianchi che dopo essere stati usati diventavano quasi marroni. Ricordo di aver iniziato a palleggiare con loro. Durante i miei primi allenamenti di volley, l’allenatore, non sapendo che fossi figlio di due pallavolisti, si sorprese che fossi così bravo a palleggiare. I miei non mi hanno “costretto”, è stato tutto naturale. Ho fatto diversi sport prima di concentrarmi sulla pallavolo, ma niente di serio. Quello che mi ha preso, non dico da subito, ma nel tempo, è stato il volley: ho iniziato e non ho più smesso o provato altro».

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