di Giorgio Marota

In questo mondo di luoghi comuni e “frasi fatte” esiste un posto raro, particolare e persino straordinario nella sua complessità: la mente di un atleta. Le vittorie e le sconfitte – che il campo certifica ogni domenica – nascono dentro questo labirinto molto personale, abbastanza difficile da esplorare. Soprattutto per chi arriva da lontano come Marlon Yant, che attraverso le parole prova a farci entrare nei suoi pensieri. Con una premessa, a proposito di luoghi comuni. «Sono cubano, ma non mi piace il mare». Ma come? «Troppe onde, troppo vento. A Civitanova c’è il mare, ma dopo dieci minuti in spiaggia mi alzo e me ne vado». E la montagna? «Non mi piace nemmeno quella». Del resto, in alta quota rischi di farti strane idee e, cosa ancor più seria, di sentirti arrivato in cima quando la strada è ancora lunga e tortuosa. Meglio la stabilità cittadina, «dove posso stare tranquillo e senza distrazioni. Ho capito che si diventa grandi giocatori prima con la testa e poi con la tecnica».
Dal suo arrivo in terra marchigiana, il ragazzo nato il 23 maggio 2001 nella provincia di Villa Clara – distante quasi 300 km dalla capitale L’Avana – ne ha fatte di cose. Prima di tutto: si è ambientato in una squadra che puntava a confermarsi campione d’Italia dopo il titolo del 2019 e la sospensione della stagione successiva causata dalla pandemia. Non era facile. La Lube di De Giorgi prima e di Blengini poi – qui l’accavallamento è stato al contrario, rispetto a quanto avvenuto in nazionale – ha dato a Yant gli strumenti per conoscere da vicino quello che lui stesso definisce «il campionato più bello e difficile al mondo». L’esperienza di una stagione in Francia, nello Chaumont, in confronto è stata una passeggiata di salute. «Qui ho imparato cosa significa la parola “maturità”, il sentire di avere un peso sulle spalle. Non è facile giocare in una squadra di alto livello… ad alto livello. Ma sono disposto a farlo. Schiacciare sulle difficoltà mi piace, lo faccio da quando sono bambino. A Civitanova sto bene, mi sento comodo».

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