di Eleonora Cozzari
Foto Fiorenzo Galbiati

È una specie di battesimo. Laico, iconografico, edonista per scelta di altri. Ma quando avviene (e avviene ogni mese, per dieci numeri l’anno) è la tua primavera. E dagli sguardi alle parole, dalle opere alle omissioni, tutto racconta la strada che c’è voluta per arrivare esattamente dove sei, a reclamare un futuro e la tua faccia in copertina. Che è una specie di battesimo. Alcuni ne sono inconsapevoli, i più giovani o distratti. Ma questo ragazzo no, ne è decisamente cosciente. E questa consapevolezza è la prima cosa che vedo di lui.
Francesco mi chiama per nome. Denota buona educazione. E il piglio di chi la sa lunga, pure se è nato nel 1999. O forse, proprio perché è nato nel 1999. Quando gli telefono, quattro giorni dopo si dovrà giocare la partita che decreterà se Piacenza andrà in semifinale scudetto oppure no. Non ci vuole molto per capire che il momento è delicato. Non ci andrà, perché quest’anno Trento ha deciso così (citofonare Perugia per ulteriori spiegazioni). Ma in quel momento nessuno lo sa. E a volte ottenere la copertina di Pallavolo Supervolley dice molto anche delle società che coinvolge. Sarà perché Bernardi, Zlatanov e Fei la loro faccia in prima pagina l’hanno avuta più e più volte. O perché da queste parti Francesco Recine non è solo uno schiacciatore promettente, è anche un gioiellino di cui andare fieri. Ma ci lasciano fare. «Dopo un Ravenna-Piacenza lo scorso anno – inizia a raccontare Francesco – si è avvicinata una donna. Io non sapevo chi fosse, credevo una tifosa. Invece si è presenta dicendomi che era la presidente della Gas Sales, Elisabetta Curti e che mi avrebbe voluto nella sua squadra. Ovviamente non sapevo se quella dichiarazione si sarebbe concretizzata, ma rimasi colpito. Quest’estate ho ricevuto offerte molto diverse e decidere la strada da prendere non è stato facile. Eppure io sentivo che venire a Piacenza, combattere per un posto da titolare era la scelta giusta. E più la gente diceva: non è la squadra per te, più andare diventava una sfida». Ha avuto ragione lui. E noi siamo qui per celebrare questa personale vittoria. All’inizio della stagione in pochissimi avrebbero scommesso che sarebbe andata così (bene), nonostante l’uscita ai quarti dei play off, s’intende. Pochissimi tranne lui. Perché c’è una cosa di questo ragazzo che salta subito agli occhi: non c’è bisogno di ricordargli di credere in se stesso. Lo fa da una vita. E Francesco Recine, il ragazzo che più gli dici no, più lui decide che è sì, non ha ancora finito.

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