Ha lanciato una raccolta fondi a favore della Protezione civile coinvolgendo tanti giocatori e avrebbe preferito che il suo sport si prendesse qualche settimana in più prima di decidere di chiudere la stagione. Simone Giannelli, capitano di Trento e regista della nazionale, freme per tornare in campo, appena sarà possibile. «La mia vita è la pallavolo e io sono disposto a giocare anche se non si assegnassero coppe o scudetti. Sarebbe comunque espressione di ripresa»
di Eleonora Cozzari
Nel giro di qualche giorno, in rapida sequenza e in un crescendo di responsabilità, si è esposto tre volte. Per una causa benefica che ha raccolto 31mila euro a favore della Protezione civile. Per salutare un avversario che è stato per lui un esempio da seguire (Bruno) e per far sentire il suo dissenso sulla fine prematura della stagione. Quando, giovanissimo, sei già un talento del palleggio, non devi pensare ad altro. Non distrarti ragazzo: non fare polemica, non confonderti. Quante volte gliel’avranno detto. Simone è un’anima tranquilla dopotutto. Nel frattempo però cresci, e se il tempo passa e ti ritrovi a non scendere in campo da un po’ perché un virus mondiale si è portato via la normalità della vita, quella voglia di esprimerti si insinua anche dentro di te. Allora ti esponi. Una, due, tre volte. E metti a segno uno, due, tre punti. Forse è il caso di toglierlo dalla campana di vetro che lo circonda. Simone Giannelli, capitano di Trento, è pronto a prendersi anche la leadership dell’Italia che schiaccia. C’era, quando la nazionale a Rio vinceva la medaglia d’argento. E ci sarà anche dopo Tokyo 2021, quando qualcuno dei big saluterà l’azzurro. Oggi sale alla ribalta di un palcoscenico scivoloso e insolito. In attesa che il mondo torni ad essere un posto sicuro. Dove palleggiare. E vivere.
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