di Eleonora Cozzari
Avete presente il film The social network, quello sulla nascita di Facebook? Ecco, a un certo punto dell’intervista Fabio Balaso ci ha fatto tornare in mente una scena. Quella in cui, in un ristorante, Sean Parker suggerisce a Mark Zuckerberg di togliere il the davanti a Facebook. Consegnando di fatto quel nome alla storia. Cosa c’entra questo con il libero dell’Italia campione d’Europa? Andiamoci piano.
Ventisei anni, veneto, da quattro Fabio è il libero titolare della squadra che da tre è campione di tutto, la Lube. Eppure prima di questo momento ha lasciato che sotto i riflettori ci andassero altri. Carattere riservato, la seconda linea è proprio uno stato dell’anima, nella sua Civitanova infarcita di campioni (e diciamolo, anche di prime donne). Eppure c’è chi si ricorda che a Padova, Gigi Schiavon, andasse in giro a dire che il ragazzino di Trebaseleghe sarebbe diventato il libero della nazionale. Ci aveva decisamente visto lungo, Schiavon.
Ma torniamo indietro nel tempo e partiamo proprio da quella cittadina in provincia di Padova. «Mi piaceva il calcio come molti della mia età, ma mia madre aveva timore, non amava gli sport di contatto. Era ed è premurosa (l’altro modo per definire il sesto senso materno, ndr) nonostante io sia il quarto figlio. Così alle elementari, quando sono venuti a proporci il minivolley, mi sono buttato. Ho iniziato come schiacciatore, ma solo perché il libero parte dall’Under 18. Già nel 2011, quando il Veneto ha vinto il Trofeo delle Regioni, io avevo quindici anni e giocavo in seconda linea. Da quell’autunno ho iniziato con la serie B, sempre a Trebaseleghe. Dovevo essere la riserva invece il libero titolare non stava bene e sono sceso in campo spessissimo. Dopo quell’anno ho ricevuto contemporaneamente tre chiamate: da Treviso, sempre in serie B, dal Club Italia e da Padova, in A2. Scelsi Padova, trenta minuti da casa e un’esperienza con i più grandi che mi riempiva di curiosità».
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