di Eleonora Cozzari
foto Michele Benda – Galbiati

La sua storia è la storia di una società intera. Eppure Alexsandar Atanasijevic – Bata, come lo chiamano tutti – è più della maglia numero 14 che indossa da otto stagioni. Alek è la borghesia serba da cui proviene, è la ruvidità della sua nazione che in campo lo trasforma in un agonista sfrontato. È quella faccia da eterno ragazzino (quest’anno compirà 30 anni) che invece, fuori, ha scalfito la diffidenza degli umbri. Che stravedono per lui. «Un mio amico, Milos, un giorno mi ha detto: qui, dieci anni fa, se dicevi che eri serbo venivi chiamato bonariamente zingaro. Poi sei arrivato tu e li hai conquistati». Perché sta di fatto che nessuno, più di lui, può dire di essere il braccio, il volto e la bandiera di Perugia. Oggi e per molti anni a venire, il simbolo. Anche se, prima o poi, giocherà altrove. Ma non ora.

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