di Giorgio Marota

Ogni volta che ci emozioniamo, inventiamo una nuova sfumatura. Vittoria Piani l’ha capito fin da bambina, quando ha iniziato ad aggiungere alla sua tavolozza un mondo pieno di colori. Dalla mamma brasiliana ha preso la voglia di viaggiare, la passione per il ballo e gli «sprizzi», come li chiama lei, ossia quelle scintille di imprevedibilità che in campo la rendono una giocatrice speciale e fantasiosa. Dal papà milanese, invece, ha conosciuto la timidezza, il rispetto e la serietà nel lavoro, aggiungendo al suo bagaglio culturale persino una certa dose di freddezza e diffidenza nei confronti di chi non conosce. «La mia vita è stata sempre un “melting pot” di culture. Fin da piccola ho imparato a parlare tre lingue: italiano, inglese e portoghese. Mischiavo le parole e ci ridevo su. Ma sono italiana e sono fiera di esserlo. Capita ogni tanto che mi scappino degli sprizzi brasiliani, un po’ di sangue carioca scorre certamente nelle mie vene, ma la considero una ricchezza. Ringrazio davvero i miei genitori per avermi fatto esplorare il mondo».

Leggi l’articolo completo sul numero di novembre di Pallavolo Supervolley