di Eleonora Cozzari
foto Fiorenzo Galbiati
Il Club Italia? Non l’ha fatto. Cugine famose? Non ne ha. Parafrasando Charlotte Whitton, Camilla deve fare qualunque cosa due volte meglio, per essere giudicata brava la metà. Per fortuna non le riesce difficile. Però è un’anomalia. I suoi numeri sono lampanti. Spiccano in un groviglio di consonanti straniere. E sei squadre in sette stagioni ad appena 23 anni, sono la prova di una tenace, continua, instancabile smania di affermazione. Dove non può brillare, non si ferma. Dove può splendere di più, va. Perché colmare la distanza tra il suo potenziale e quello che viene percepito, è la chiave per arrivare nel punto esatto dove vuole arrivare: Tokyo.
Quando la raggiungiamo al telefono è un martedì di metà novembre, la Lombardia è di nuovo zona rossa e ha saltato un mese intero di partite (ne ha giocate sei invece che dieci) perché Busto ha attraversato un periodo di ripetute positività che ha reso impossibile alle ragazze scendere regolarmente in campo.
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