di Camilla Cataldo
Uno “squarcio” di azzurro in un panorama soleggiato. Tutto è partito da nonno Sirio e uno dei suoi segreti è la cheescake. Federica Squarcini, centrale del Bosca S.Bernardo Cuneo, ha 21 anni e una dirompenza potente, in campo e fuori. Scalpita per raggiungere il suo sogno, le Olimpiadi, e lavora senza sosta ma con il sorriso. Per eguagliare il suo mito, Raphaela Folie. Fede ha le idee chiare, il suo è un nome nuovo per la A1 e la freschezza che sprigiona può essere riproposta anche in nazionale. Di certo si sta mettendo in mostra, è una delle giocatrici che più sono migliorate e la sua carriera è una parabola in continua ascesa. Squarcini era stata inserita nel gruppo della Vnl l’estate scorsa, finché qualcosa è andato storto. «Ho esordito in nazionale ai Mondiali del 2019 con l’Under 20, l’anno passato ero stata chiamata dalla maggiore per i raduni e la Vnl, ma non sono scesa in campo per un problema a un ginocchio ora risolto, grazie anche a Cuneo. Era una bella occasione perché venivo da due stagioni in cui avevo giocato poco a Monza ed era stata una sorpresa favolosa, mi confrontavo con giocatrici forti ed esperte. Esserci era una grande notizia ma non mi vorrei fermare a quell’estate brutta, spero ce ne siano altre. La prossima non ci saranno due gruppi come accaduto per Vnl, ed Europei e Olimpiadi. Ci sono i Mondiali e penso che si opterà per la squadra esperta e titolare, non so se ci possano essere cambiamenti o inserimenti di giovani. Io continuo a dare il massimo in vista di un domani, per farmi trovare pronta. Lo immagino da quando ero piccola ma so di avere davanti gente forte, la fila è parecchio lunga. Già essere nel giro azzurro sarebbe un primo passo. Inoltre, in squadra ci sono tutte ragazze della mia età, emergenti che stanno giocando bene, è una lotta tra di noi». Federica si dice incantata dal modo di esprimersi del Ct Davide Mazzanti. «Lo avevo conosciuto quando giocavo con Serena Ortolani a Monza poi ci ha allenato in nazionale ai primi collegiali, perché Giulio Bregoli era fuori. Per lui il volley è un gioco di divertimento e semplicità. Parrocchiale, Orro e Danesi mi avevano parlato di lui, ammiro il suo lasciarti libera di esprimerti e di provare ciò che sai fare meglio, anche cose non tecnicamente perfette ma con la libertà di svagarti e, quando non hai la pressione di sbagliare, rendi di più. Mi piace questa mentalità e Davide è bravo perchè spiega i dettagli tecnici. È stata la scoperta di un altro mondo della pallavolo: è disponibile, ti ascolta, va a fondo per capire con te cosa vuoi migliorare. Di solito gli allenatori lo fanno nell’arco di una stagione, lui è entrato subito nel meccanismo».
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