di Eleonora Cozzari

Dopo aver affermato che Omero sia stato il primo giornalista sportivo della storia (il che, è geniale), Emanuela Audisio (una delle più grandi penne sportive viventi) ha recentemente espresso un concetto che mi trova d’accordissimo: fa notare come lo sport, a differenza di altri ambiti, non dimentica. Ha invece un bisogno conscio di riconnettersi al passato ed è raro che perda la memoria di chi l’ha fatto grande. Per parlare di Miriam Sylla, il capitano di un gruppo che in Olanda si è messo al collo la seconda medaglia iridata (di bronzo) dopo l’argento del 2018, ebbene, a me la teoria della Audisio è tornata subito in mente. È vero, lo sport non dimentica il passato. Anzi ne ha bisogno per capire il presente. E allora, lo dico subito, Miriam Sylla è la risposta. È la risposta a chi si chiede da dove ricominciare, cosa salvare, chi guardare per essere migliori, per vincere quello che farebbe definitivamente grande questo gruppo e, più in generale, la pallavolo femminile italiana. Perché Miriam Sylla il nostro sport l’ha già fatto grande. Con i fatti, beninteso. Non a partiti simpatia (uno su tutti: se abbiamo battuto la Serbia agli Europei del 2021 gran parte del merito va a lei). E poi, perché non vinci per due volte di fila il premio come miglior schiacciatrice al mondo se non hai del valore assoluto in corpo. In un ruolo, per di più, dove c’è molta concorrenza. Lo sapete, per esempio, che nelle ultime edizioni una doppietta del genere è toccata solo alla cinese Zhu (miglior schiacciatrice nel 2014 e nel 2018), alla nostra Moky De Gennaro (miglior libero nel 2014 e nel 2018) e all’opposta serba Boskovic (MVP sia nel 2018 che nel 2022)? Stiamo parlando di campioni assoluti. Quindi sì, Miriam non è solo il miglior capitano che questa Italia possa avere, è anche un’atleta essenziale. E se il movimento femminile vuole fare un salto in avanti (che tradotto vuol dire vincere Giochi olimpici e Mondiali, non giriamoci intorno) ha bisogno di persone con questa forza morale.
Pronto Miriam, dove ti sto chiamando? «Sono a Verona, dal mio ragazzo». Risponde al telefono sorridendo. Lo sento e ne sono molto felice. Le chiedo come l’abbia accolta il ragazzo che gioca a basket come playmaker nel Verona. «La prima sera che ci siamo visti Alessandro mi ha cucinato la carbonara. E se ve lo state chiedendo sì, ci mette il guanciale».

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