di Eleonora Cozzari

Fate mente locale. Siamo nel 2017: è tornato in edicola Pallavolo Supervolley dopo tre lunghissimi anni, un’inchiesta del New York Times ha svelato gli abusi del produttore cinematografico Harvey Weinstein (vi consiglio il film “She Said”) e Joanna Wolosz, la bionda, polacca, palleggiatrice che un paio di anni prima aveva indossato la maglietta di Busto, entra nel roster di Conegliano. Se la prima è un filino autoreferenziale e la seconda fuori contesto, la terza storia è quella che ci viene meglio raccontare. Perché da allora la nostra Joanna ha vinto quattro scudetti su cinque. E solo perché il quinto non l’hanno assegnato. E solo perché il sesto non si è ancora giocato. Quando, nel 2017 appunto, Wolosz alza il telefono e chiama il suo procuratore dicendogli “voglio tornare in Italia” è quell’attimo che cambia le cose. Quando Conegliano punta su di lei come nuova regista, invece, inizia la storia. Prendere decisioni è l’unica cosa che devi fare nella vita. Come azzeccarle, ah chiedete a lei. Benvenuti nella vita di Joanna detta Asia (che si pronuncia Ascia): attualmente la palleggiatrice più forte del globo terraacqueo. Partiamo da qui. «Mi sento fortunata e piena di gioia. Conegliano è stata la scelta migliore che potessi fare per la mia vita e la mia carriera. E non era scontato che andasse così, perché quando sono arrivata avevo davvero paura di non essere all’altezza di una squadra che puntava in alto. Mi chiedevo: sarò al livello delle aspettative? In più andavo a sostituire Skorupa, una palleggiatrice che conoscevo benissimo, polacca come me, un’amica più che un idolo, un’atleta che avevo osservato per lo stile di gioco. Insomma il rischio di fallire era alto ma io volevo fare un salto di qualità e speravo che fosse il momento giusto».

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