di Giorgio Marota
Non è mai facile partire dalle retrovie quando il tuo obiettivo, per Dna e ruolo, è arrivare sempre in prima linea per servire la miglior palla possibile alle tue compagne. Ilaria Battistoni, la giocatrice che ha nella sua storia la G maiuscola di Gavetta, quella sana che si plasma nelle palestre di provincia, non ha mai smesso di lavorare per togliersi di dosso l’etichetta fastidiosa della “vice”. Vice Hancock prima, vice Poulter poi. Essere numero due di due numeri uno non è poi così male, per carità. Eppure la panchina va digerita, e tutti preferiscono interpretare Batman che mettersi in secondo piano e accettare di essere Robin. La ragazza partita dalla Serie D marchigiana ha atteso pazientemente il momento giusto per prendersi la scena; attimo coinciso nel primo caso (Hancock) con un periodo di appannamento della titolare e nel secondo (Poulter) con un infortunio che ha fatto calare il sipario sulla stagione della regista titolare. Ma non è stato solo il destino a liberarle l’autostrada della titolarità: dopo la lesione dei legamenti del ginocchio di Poulter, Novara ha ingaggiato Carlotta Cambi ricreando una competizione interna stimolante ma al tempo stesso non facile da gestire. Ilaria Battistoni ne è uscita rafforzata. «Come ho fatto a prendermi il posto? Diciamo per cause di forza maggiore, ma ho lavorato tantissimo per farmi trovare pronta quando le circostanze lo richiedevano. Nei primi tempi facevo qualche gara da titolare qua e là, entravo quando serviva e mi stavo quasi abituando, poi è cambiato tutto».
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