di Giorgio Marota
foto Fiorenzo Galbiati
C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere. Un tempo per alzare gli occhi al cielo e vedere la luna – credendo di poterla raggiungere – e un tempo per fissare lo sguardo a terra e capire dove si è inciampati. Nella pallavolo c’è persino un tempo per crederci senza più timori – di solito è il quinto, il tie break – e uno per fermarsi, lasciar passare i treni della vita e riflettere. Prendersi delle pause, insomma. A volte ne abbiamo bisogno anche se tutto, intorno a te, va tremendamente veloce. La storia di Alessia Orro, palleggiatrice della nazionale campione d’Europa, è scandita dalle lancette di un orologio che correva a mille all’ora e che a un certo punto ha deciso di fermarsi. Di colpo. Tac.
REWIND
È il 28 agosto del 2018 e il Ct Davide Mazzanti convoca 15 atlete per il torneo di Montreux. Da quell’elenco va tagliata una ragazza (sarà la schiacciatrice Anastasia Guerra) per completare la lista delle 14 che parteciperanno al Mondiale in Giappone. Nella terra del Sol Levante nascerà la favola delle #ragazzeterribili, ricordate? Ci sono tutte le più forti: Paola Egonu, Anna Danesi, Miriam Sylla, Cristina Chirichella, Monica De Gennaro. Non c’è la palleggiatrice che gioca a Busto Arsizio. Ma come – si chiedono tanti appassionati – un anno fa (2017), al World Grand Prix, fu tra le protagoniste della medaglia d’argento, due estati fa è andata alle Olimpiadi e tre anni prima è stata campionessa del mondo Under 18… che fine ha fatto la bambina prodigio del volley italiano? La nuova generazione c’è tutta, lei no. Tac. L’orologio si ferma e una tempesta emotiva sconvolge l’esistenza dell’alzatrice. Tre anni dopo il destino le restituirà tutto con gli interessi – e non soltanto per il titolo europeo vinto da trascinatrice – ma allora non poteva saperlo. Tre anni fa Alessia era a terra, con le ruote sgonfie. Mentalmente si sentiva alla fine di una lunga corsa, che però – vista la carta d’identità – era appena cominciata. Come ripartire? Con quali stimoli? C’è un tempo per provarci e un tempo per rassegnarsi. Soltanto il tempo per sognare è immutabile. Partiamo da qui per raccontare la donna-copertina di questo numero di Pallavolo Supervolley.
«Quel periodo della mia vita è stato molto difficile – ci ha raccontato – Non vedere il mio nome tra le convocate per il Mondiale è stata una pugnalata in petto. Sono arrivata a pensare “ma chi me lo fa fare?” “Perché devo soffrire così tanto?”. Sì, ci sono stata molto molto molto male. Ma lì ho attraversato una porta, c’era il mio destino dall’altra parte».
Leggi l’articolo completo sul numero di dicembre di Pallavolo Supervolley