di Giorgio Marota

Alla voce “umiltà” del dizionario dello sport hanno sostituito il testo – solitamente denso di retorica – con un’immagine semplice ma efficace: ritrae la faccia sconvolta di Gianluca Galassi, centralone della nazionale campione del mondo, mentre lo speaker della Spodek Arena di Katowice annuncia il suo nome come “Best Middle Blocker” della rassegna iridata. Siamo a pochi minuti dall’ultima palla caduta a terra di una finale dominata dall’Italia, e la festa degli azzurri nel silenzio di sconforto dei tifosi polacchi sembra non dover terminare mai. Siamo al momento delle premiazioni individuali, quelle che eleggono – ruolo per ruolo – il sestetto ideale della competizione e precedono l’alzata della coppa. Ebbene, l’hanno visto e rivisto tutti gli appassionati quel “fotogramma galassiano”; un frame diventato nei giorni successivi la base per decine di meme da diffondere sui social. Gianluca Galassi che sale sul podio, incredulo come se si trovasse lì per caso e un paio di amici l’avessero invitato soltanto qualche ora prima a giocare la finale, è stata una delle più efficaci rappresentazioni dello spirito dei ragazzi di Fefè. E ha dimostrato in mondovisione l’umiltà del campione. Gianluca Galassi è l’antidivo, è l’amico della porta accanto, è il ragazzo tutto casa e lavoro che le mamme vorrebbero far conoscere alle loro figlie (ma lui ha occhi solo per la sua Laura). E se non fosse per quel sogno chiamato Olimpiadi, raggiunto a Tokyo, non avrebbe neppure un tatuaggio sulla pelle. Non gli piacciono. Ma i cinque cerchi, in una zona del corpo ben nascosta, «erano una promessa da mantenere».

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