Il talento coltivato nel collegiale permanente azzurro del Club Italia, lo sbarco in nazionale con tanto di argento mondiale. Poi lo strappo prima degli Europei 2019 e il chiarimento con il Ct Mazzanti. Elena Pietrini oggi schiaccia a Scandicci ed è pronta a fare di tutto per meritarsi il prossimo anno la convocazione all’Olimpiade che il Cio ha rinviato al 2021
di Eleonora Cozzari
Elena ride che è un piacere. Non c’era niente da temere del resto, ma sembrava non crederci affatto. Lei. Diffidente, come molte ragazze della sua età. Quelle che hanno commesso un errore e sono state criticate. Che si sono dovute giustificare e non ne hanno più voglia. Insomma, per organizzare la chiacchierata c’è voluto un po’ di tempo e l’aiuto dell’addetto stampa. Poi, un pomeriggio, compare un messaggio dal suo numero di cellulare e l’orario per l’appuntamento. Telefonico. Che di questi tempi non si può fare diversamente. E così sento Elena Pietrini ridere mentre racconta la sua storia, ridere che è un piacere. Appunto. Perché la giovinezza di questo talento è ancora intatta, acerba. Ha vent’anni, ma l’ingenuità di una ragazza più giovane. E questo non è un difetto, necessariamente. È una sua caratteristica. Sentirla ridere, per esempio, ti spalanca il cuore.
L’intervista inizia con un argomento del tutto nuovo. In Italia l’emergenza Coronavirus è dilagante e la sospensione di gare e allenamenti ha costretto le atlete a uno stop forzato. Non c’è smart working se giochi a pallavolo. «Fino ad oggi ci siamo allenate ma è rischioso, il clima è teso, in palestra usiamo i guanti per fare i pesi e con le altre non sai come comportarti. Ogni volta che andiamo a bere ci laviamo con l’Amuchina. È tosta da spiegare, da atleta non so dirti se preferirei che il campionato si fermasse definitivamente, perché perderemmo tanto: una stagione che entra nel momento più bello, non vorrei doverlo fare. Però anche cancellare le partite due ore prima di scendere in campo o giocare a porte chiuse ci destabilizza. Il sudore che disperdi è lo stesso e a contatto con le avversarie ci sei comunque». È ancora tutto sospeso, quando ci sentiamo al telefono. È metà marzo, si aspettano tempi migliori e si resta a casa. E allora non c’è niente di meglio che ascoltare una storia.
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