di Eleonora Cozzari
foto Fiorenzo Galbiati
Ci sono storie che contengono moltitudini e questa è una di quelle. Da una parte ci sono la provincia e l’oratorio, che rimandano a un mondo che si conserva e si tramanda uguale, ostinatamente immobile. Spettatore di umanità. Dall’altra c’è l’istinto dell’uomo a spostarsi, migliorarsi, cambiare, salvarsi e andare altrove. Migrare. Chi piazza e chi strada, da sempre. In mezzo lei, pelle nera e liscia, treccine lunghissime e sorriso puro, ancora acerbo. Una fascia nera nei capelli, quando gioca. Vent’anni tondi tondi. È nata a Lodi, 35 km a sud di Milano, da genitori nigeriani («infatti se mi chiedi di dove sono ti rispondo Milano»). La madre faceva parte della squadra di atletica del suo paese, era una velocista e così la piccola Lolli inizia da lì, dalla pista. Ma la scintilla non scatta e lo capisce subito. A cinque anni è già su un campo da pallavolo. Fa niente se dell’oratorio. Anzi fa tutto, a pensarci. Perché è la sua storia. E parte da lì. Oggi Loveth Omoruyi è la schiacciatrice di Busto Arsizio che, statistiche alla mano, è la seconda miglior marcatrice italiana della regular season (15esima complessivamente, in una gara vinta da Ebrar Karakurt e seguita da Isabelle Haak). Prima di lei, in chiave azzurra, solo l’opposta di Firenze, Sylvia Nwakalor. E iniziamo proprio da qui, dal suo nome e dal suo talento che sono appuntati nella lista di Davide Mazzanti e nel futuro della nazionale italiana, in perenne divenire, com’è giusto che sia. «Sì Davide mi ha chiamata, ci siamo parlati e mi ha detto che farò il percorso con la nazionale maggiore. Non so cosa mi aspetterà di preciso ma sinceramente non importa. Io sono pronta a fare qualsiasi cosa. Dopo aver giocato titolare per un anno intero ho alzato il livello e affinato la mia esperienza. Voglio far parte di questo gruppo qualsiasi cosa Davide mi chieda. Sono a disposizione. Ho giocato per due anni con Myriam e Paola, ho diviso la ricezione con Moky. A me piace tanto ricevere e quando da piccola mi facevano fare l’opposto io preferivo il posto quattro. E poi salto tanto». Conosciamola allora la ragazza pronta a tutto, che ha Myriam Sylla come idolo indiscusso e che avverte: «Battetemi pure addosso, io accetto la sfida».
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