di Enrico Spada

A undici anni dall’ultimo titolo iridato assegnato all’ombra dei pini del Foro Italico, a tre dall’ultimo titolo assegnato nel gelo di Amburgo, Roma torna ad ospitare il Mondiale di beach volley dal 10 al 19 giugno. Un Mondiale sofferto, che si sarebbe dovuto disputare nel 2021, l’anno dopo i Giochi Olimpici e che la pandemia ha spostato al 2022, sempre dodici mesi dopo Tokyo, a fare da ponte tra una stagione olimpica e l’altra visto che dal 2023 sarà già tempo di qualificazioni per Parigi e la prossima edizione dei Mondiali nel 2023 assegnerà ai vincitori due posti per il torneo a cinque cerchi. Roma per dieci giorni ospita quasi tutto il meglio del beach volley mondiale in un periodo in cui i cambiamenti sono all’ordine del giorno. Il quasi è d’obbligo perché l’assenza, per ovvi motivi, della Russia, uno dei fari del movimento nell’ultimo decennio, cambia decisamente le carte in tavola. Mancano almeno un paio di coppie tra gli uomini e una tra le donne che avrebbero potuto dire la loro per il podio e forse anche per la vittoria finale, mancano i campioni in carica, seppur divisi, Stoyanovskiy e Krasilnikov e non certo per colpa loro.
Per l’Italia è il primo Mondiale post Lupo-Nicolai, anche se entrambi sono in campo. La coppia “faro” del beach volley italiano se ha un cruccio nel percorso decennale è proprio quello di non essere stata praticamente mai protagonista nelle rassegne iridate. Nell’ultima edizione gli azzurri chiusero con un soddisfacente quinto posto, così come quinte furono Menegatti-Orsi Toth in campo femminile e, sempre in campo maschile, Enrico Rossi e Adrian Carambula, unica coppia azzurra a tentare di riconfermarsi.

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