Ha seguito le squadre azzurre da Roma, senza volare in Giappone, dove non avrebbe avuto la possibilità di avere contatti costanti con le nazionali. E forse anche per questo, a distanza, la delusione per i risultati negativi è stata per lui amplificata. Si aspettava un’Olimpiade diversa, il presidente della Fipav Giuseppe Manfredi, che si trova oggi a gestire il presente con l’obbligo di guardare più velocemente possibile anche al futuro e alla programmazione del triennio che porterà ai Giochi di Parigi nel 2024.

Sono passate alcune settimane dalla doppia eliminazione dell’Italia nei quarti di finale a Tokyo. Cosa resta, presidente, di questa Olimpiade?

«Un’amarezza grande per un’occasione che potevamo sfruttare meglio. È un sentimento che non andrà via molto in fretta, in tutti. Perché penso di interpretare il pensiero dell’intero mondo della pallavolo. È stato un peccato, ma dobbiamo cercare di rialzare la testa e di farlo subito».

Le due nazionali sono uscite ai quarti di finale, ma diverso è stato il percorso. Per gli uomini questo ko segna anche la fine di un ciclo…

«In questo momento dobbiamo iniziare a navigare sott’acqua. Dobbiamo evitare proclami che non ci appartengono e riprendere a lavorare in silenzio ma con tantissima voglia di fare. Ho visto i ragazzi allenarsi con De Giorgi molto motivati e credo che in questo momento la necessità sia di mettere nelle gambe e nella mente dei giocatori tante partite e attività internazionale. A partire da oggi a ogni manifestazione parteciperemo sempre con la squadra migliore, perché è quello di cui abbiamo bisogno. I nostri ragazzi giocano quasi tutti in Superlega e credo che in tanti abbiano le qualità per meritare uno spazio sempre maggiore nel massimo campionato italiano. Purtroppo non sempre è stato così. Io ho una grande fiducia sia nella nazionale maschile che in quella femminile, che sono composte da due gruppi giovani. Non voglio però parlare di obiettivi a breve scadenza, dobbiamo solo lavorare tanto e con la massima tranquillità, costruire un ambiente in cui tutti quanti siano messi nelle condizioni di dare il massimo. Per la nazionale maschile non voglio parlare di ricostruzione, ma di costruzione di un nuovo progetto e le basi ci sono».

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