di Giorgio Marota

Ci vuole una particolare forma di resistenza per ripartire più forte dopo le cadute. Caterina Bosetti l’ha imparato a proprie spese, costruendo attorno a sé una sorta di corazza all’apparenza impenetrabile. Avvicinandosi e conoscendola meglio, però, si notano delle piccole crepe in questa protezione. Sono cicatrici, appartengono al passato e ormai non fanno più male. Ma restano lì, visibili, a testimoniare la fatica e la sofferenza di un’atleta che in questa stagione sta riscoprendo la spensieratezza di una gioventù non ancora tramontata. “Chissà dove sarebbe oggi Cate senza quel terribile infortunio al ginocchio che rischiava di farla smettere a 24 anni” si chiedono in molti, vedendola giocare di nuovo a un livello altissimo. Chi può dirlo. Ma sappiamo dov’è oggi e con quale spirito sta affrontando un campionato da protagonista che, inevitabilmente, la proietta in ottica nazionale. Il Ct Davide Mazzanti osserva da mesi i suoi progressi, gongola a distanza e prende appunti sul suo taccuino azzurro. In fondo, non è mica tardi per Tokyo e la trascinatrice di Novara ne è consapevole.

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