di Giorgio Marota
foto di Gabriele Sturaro
A guardarmi non si direbbe, lo so, ma da bambina ho smesso di fare nuoto per un dolore al ginocchio che colpisce chi cresce troppo in fretta…». Risata. Chi la conosce, potrà confermare: Beatrice Parrocchiale sa prendersi in giro con autoironia. Lei pensa al suo metro e sessantotto e ci scherza sopra, mostrando un sorriso contagioso. Anzi, quasi rivendica l’importanza di avere un corpo “normale” in un mondo di giganti. Bea, il nostro Davide vittorioso che ha sfidato tanti Golia, dovrebbe andarne fiera. Perché quei centimetri, di solito, sono pochi per la pallavolo (anche se Napoleone diceva che non conta essere alti, bensì all’altezza…), eppure sono lì, a dimostrare – dalla testa ai piedi – che l’impegno e i sacrifici pagano sempre, che se credi in un sogno puoi realizzarlo, che la statura fisica può essere un dettaglio trascurabile quando la statura morale e caratteriale emergono con una forza straordinaria. È un esempio universale per tutti gli sportivi.
Il lungo lockdown ha strapazzato i confini del tempo e dello spazio: ieri era inverno e oggi è estate. C’eravamo lasciati con un campionato che entrava nel vivo, mentre adesso sono tutti proiettati alla stagione che verrà. In un batter d’occhio, eccoci al 2020-21. Parrocchiale suona la carica della sua Monza, con cui al termine della quarantena ha rinnovato il contratto per altre due stagioni. «Ce la giocheremo con tutte e non vedo l’ora. Tante squadre si sono rinforzate, penso a Scandicci e Novara. Poi c’è Conegliano che è la più forte in assoluto. Monza, però, si farà valere. Credo che ci divertiremo tanto, noi lavoriamo per vincere e dunque sì, puntiamo al massimo».
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