In pochi giorni Jenia Grebennikov è passato dal tutto esaurito di Bologna in Coppa Italia agli spalti deserti dell’ultimo match di Civitanova. La pallavolo e lo sport si sono fermati davanti all’emergenza Covid-19. «Andare a Tokyo sarebbe stata una gioia immensa ma lo faremo nel 2021, quando ci sarà tempo e tutto sarà sicuro»
di Fabrizio Monari
Se in questi giorni di clausura forzata vi siete ridotti a pulire angoli sconosciuti della casa, o a ripescare e riordinare scartoffie ormai dimenticate, non siete soli: il miglior libero del mondo ha fatto lo stesso. «Mia moglie incinta di otto mesi, le uscite vietate, gli allenamenti fermi… se non altro avevamo un sacco di cose da sistemare in casa, prima del lieto evento». Una gioia sospesa nel cuore di Jenia Grebennikov, in mesi vuoti di sport e pieni di paura: diventare padre (di un maschietto) proprio mentre il pianeta si avvita su se stesso in preda a una terribile pandemia. «Dalla Francia i vostri colleghi mi chiamano di continuo» racconta la stella dell’Itas Trentino, «vogliono sapere cosa succede in Italia e com’è la situazione. E io continuo a dire, già da settimane ormai, che la Francia avrebbe dovuto imitare l’Italia chiudendo tutto sin dal primo giorno: stare a casa è dura, certo, ma è la scelta giusta. In Italia si intravede la luce, in Francia siamo in ritardo di dieci giorni».
Già indietro di un mese e più, quando le schiere degli ottimisti e dei pessimisti da Coronavirus si equivalevano, Jenia apparteneva al secondo gruppo: quello di chi, nel dubbio, mette la salute delle persone davanti a ogni cosa. Il gruppo di chi l’Olimpiade voleva vederla rinviata pur avendola appena ottenuta contro ogni pronostico. «Sarà una gioia immensa andare a Tokyo, specialmente per noi che quando ci siamo radunati a gennaio non parlavamo certo di come avremmo vinto il preolimpico… Vorrà dire che ci andremo più avanti, quando è sicuro. Inoltre, col rinvio all’anno prossimo ogni atleta, di ogni disciplina, potrà prendere parte ai Giochi in modo equo». Un aspetto che non ha avuto, forse, lo spazio che meritava sui media, ma che ha avuto un peso non secondario nella decisione del CIO di rinviare l’Olimpiade all’estate 2021: c’era infatti un 40% circa di atleti ancora non qualificati, e che col blocco totale dovuto al Coronavirus non avrebbero potuto certo disputare tornei e trials prima del 24 luglio. «A me lo hanno fatto notare i colleghi della pallamano» puntualizza Grebennikov.
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