di Giorgio Marota

C’è un proverbio che dice: “chi si loda, si imbroda”. Ecco perché Sara Loda – una che potrebbe anche un po’ autocompiacersi per la stagione che sta facendo – preferisce restare umile. Il gioco di parole con il cognome dell’atleta ci aiuta a inquadrare i confini di un carattere virtuoso, serio e al tempo stesso ambizioso. I record individuali? «Non è abbastanza se la squadra non vince». La nazionale? «Magari, ma ce ne sono tante brave nel mio ruolo». La miglior stagione in Serie A? «Si può sempre migliorare». La schiacciatrice del Volley Bergamo fa la formichina e si accontenta di quello che sta raccogliendo. Ha grandi sogni, ma preferisce concentrarsi sul percorso che sta compiendo convinta che potrà raggiungerli solamente camminando un passo alla volta. È noto che i voli pindarici non diano stabilità, distraggano e allontanino dagli obiettivi reali. Classe 1990, bergamasca doc, il quinto martello del campionato per numero di punti fatti (e il primo per numero di ricezioni), si racconta in un’intervista all’insegna delle emozioni, dentro una stagione con tante incognite e con una classifica deficitaria (a fine febbraio tra l’8° e il 10° posto) che a suo parere non rende giustizia al valore della Zanetti. «Vedo i punti che abbiamo e mi dico: “quanti ne abbiamo lasciati per strada…”».

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