A vent’anni è pronta a giocare la sua seconda Olimpiade per cancellare il ricordo della prima e dimostrare al mondo la forza della nazionale azzurra. La stella dell’Italia è esplosa, dentro e fuori dal campo, sempre sotto i riflettori. Ma la sfida è appena cominciata

di Eleonora Cozzari

La prima cosa che ho imparato da Paola Egonu, un pomeriggio di gennaio, è che le persone che non sanno quello che valgono giustificano le proprie caratteristiche. Quelle che lo sanno, invece, se ne innamorano. «Sarei capacissima di mettermi una pelliccia gialla. Sono talmente particolare che le cose banali non le voglio neanche indossare». Se siete sul divano, rimaneteci. Altrimenti, procuratevene uno.

Siamo al Palaverde, sedute nello spogliatoio di Conegliano. Paola sta sfogliando questa stessa intervista, ma fatta tre anni fa. Erano le sue ultime settimane al Club Italia, portava l’apparecchio ai denti e non sarebbe mai più stata così. Sorride, quando si vede in quelle foto del 2017. «Stavo scoprendo il mio stile». Di più. Stava cercando la sua strada. A guardarla oggi, il nome scritto nella tana della squadra campione del mondo e quell’inconfondibile luce negli occhi, tre anni sono davvero un’eternità. È arrivata all’appuntamento puntualissima, tuta di rappresentanza personalizzata con uno smile disegnato con il pennarello, smalto scuro sulle mani. «Mi sono alzata alle otto per andare a sistemare quello dei piedi, devo avere lo stesso colore per entrambi».

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