di Eleonora Cozzari
foto Gabriele Sturaro
In principio c’era un avverbio. Addosso. E potevi sentirlo pronunciare ovunque. Oggi suscita un moto di nostalgia e circospezione. Eppure lei lo sillaba con una naturalezza che sprizza gioia. Lo fa subito. Alla prima domanda. Perché da lì veniamo e lì vogliamo tornare, sembra dirci: a sentire addosso le cose. Alessia Orro è una giovane palleggiatrice, ma sulla sua pelle ha già vissuto quelle due o tre esperienze che ti fanno decidere da che parte stare nella vita. Ha visto qualcuno credere in lei, quando era molto giovane. Poi di colpo si è ritrovata messa da parte e dopo essersi leccata le ferite ha voluto dimostrare che di fare la vittima proprio non aveva alcuna voglia. Ha subito le attenzioni morbose e non desiderate di un uomo che l’aveva presa di mira e ha scelto di mettere un punto a quegli abusi. Denunciando. Oggi, dopo tre anni con la maglia di Busto Arsizio, tre anni in cui si è ricostruita più forte e determinata, è pronta a proseguire la sua storia a Monza. E allora partiamo da qui. Da una decisione annunciata troppo presto perché la stagione (strepitosa) che le farfalle stavano vivendo non ha avuto una degna conclusione e i saluti sono arrivati decisamente prematuri. «È stata una decisione tosta, perché lasciare una società, una tifoseria e un ambiente super positivi come quello della Yama non era facile. Ma sono giovane e il mio percorso deve continuare. Magari un giorno tornerò, chi può dirlo. Oggi voglio scommettere su di me, sono pronta a sentire addosso i cambiamenti e ho colto al volo la proposta di Monza. Non vedo l’ora di conoscere le mie nuove compagne». Si possono volere in molti modi le cose. Quando le vuoi sentire addosso, ha di che nutrirsi la tua anima.
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